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Ultimo aggiornamento il 18/06/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Non scherzo: una volta ho votato il M5S. Nella fase iniziale fui colpito da questo movimento che nasceva dal basso, parlava con la gente per strada, alzava gazebo dove c'era un po' di spazio libero. Di fronte a una sinistra già in fase di avanzata imbalsamazione i grillini erano un elemento di oggettiva novità.

Certo, dovevi sorbirti le idiozie di Grillo e un rigido regolamento interno che, con il passare del tempo, ha incancrenito sempre di più i rapporti con gli organi di informazione. Inoltre, almeno a me, certe battaglie mi sembravano oggettivamente patrimonio anche della sinistra: garantire un reddito dignitoso a chi non ha lavoro, l'acqua pubblica, una considerazione sempre critica rispetto alle grandi opere, quel vincolo di mandato che significava non fare i politici a vita e tanto altro.

Poi qualcosa si è rotto. Avevo sempre avuto forti perplessità sui meccanismi con cui il movimento selezionava i candidati alle varie elezioni. Insomma, emergeva quello che è il grande limite del M5S: la mancanza di una classe dirigente, di un vera leadership. E in questo i Casaleggio hanno responsabilità gravissime. Se oggi il loro uomo di fiducia si chiama Rocco Casalino qualche problema ci deve essere.

Il mio distacco è iniziato allora. Ho visto lapidare una persona perbene come Pizzarotti. Ho assistito alle performance in streaming di Roberta Lombardi e Vito Crimi. Ho subito la scalata al potere di un ragazzino di 32 anni che, caro Travaglio, a differenza di quanto tu pensavi, di danni ne sta facendo tanti. Se le premesse sono queste non si poteva, con il passare del tempo, che non trovarsi di fronte a un esercito di incompetenti, presuntuosi e intolleranti a ogni critica. L'involuzione dell'unica novità politica del nostro paese nell'ultimo trentennio (con la Lega) mi amareggia ancora oggi perché, ve lo garantisco, io ci avevo creduto.