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Ultimo aggiornamento il 18/06/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Devo confessare che per me Paolo Borrometi era, fino a qualche settimana fa, poco più di un nome. Sapevo che era un giornalista minacciato dalla mafia, da anni sotto scorta. Poi il Corsera ha fatto una operazione meritoria. Per le edizioni Solferino ha pubblicato un suo libro, "Un morto ogni tanto". E' un po' il sunto della sua vita, sotto tanti aspetti incredibile.

Borrometi ha iniziato denunciando la mafia dove non sparava, in quella Sicilia orientale da sempre considerata una sorta di isola felice. Ed è questo il problema. Quando ti occupi di Palermo, come di Napoli d'altronde, devi raccontare guerre e morti. Prendi atto di una situazione e la descrivi. Quando hai un capo intelligente, poi, cerchi anche di interpretarla.

I problemi iniziano quando, come ha fatto Paolo, parli di Ragusa, della sua ricchezza mafiosa e inizi a fare nomi e cognomi, senza sconti. Una sfida immane per un ragazzo di 35 anni, naturalmente precario, ma testardo, deciso a smontare una bugia grande quanto un casa. In tante realtà la mafia esiste, anche se non spara. E questo coraggio lo ha pagato caro. Prima un selvaggio pestaggio che gli ha massacrato una spalla. Quindi il tentativo di dare fuoco alla sua casa. E le minacce continue di chi conosce solo i linguaggi di violenza e viltà.

Dal 2014 Paolo non può fare un passo senza la sua scorta. La passione civile, che alla fine è il vero motore del giornalismo d'autore, è rimasta intatta. Scrive, ha un sito molto bello che si chiama "La Spia", incontra i ragazzi nelle scuole. Non mi soffermerò sui contenuti specificamente giudiziari del suo libro. Non vorrei togliere il gusto della lettura, di una ricostruzione avvincente.

Scrive Paolo Borrometi: "Questo Paese non ha bisogno di eroi, ma di cittadini che facciano il loro dovere. La legalità non è un concetto astratto legato alla giustizia o alla morale. E' un percorso fatto di costante impegno". Il suo lavoro, tra gli altri, è dedicato a Daphne Caruana Galizia e Giovanni Spampinato.