Ho avuto l'onore di conoscere Rocco Vitolo tanti anni fa. Lui lavorava al Comune, io ero un giovane corrispondente di un giornale locale. Rocco era un signore, un galantuomo come ce ne sono pochi. Era un architetto e conosceva benissimo i problemi della sua terra, terra disperata ma amata sempre, senza remore. Ti spiegava le cose con grande calma, con una chiarezza cristallina. Ti faceva entrare nel problema lentamente, senza scossoni.
Non gli ho mai sentito alzare la voce. Si rattristava solo quando parlava delle sue professionalità sacrificate in un lavoro che non era il suo. Ha studiato Nocera seguendo le orme di uno dei pochi veri intellettuali che questa città ha avuto, Lello Pucci. Mi diceva sempre che il suo sogno era quello di raccontare la storia del posto dove aveva vissuto.
Con il tempo ci siamo persi di vista. Ora che non c'è più posso dire che quel sogno, quell'aspirazione di legare il suo nome alla sua terra si è realizzato. Nocera, e lo affermo senza enfasi, ha perso un uomo raro.